Arrivati a Giais, parcheggiamo alla fine di via Santa Barbara che seguiremo finché non diventa strada sterrata. Dopo qualche centinaio metri, al primo bivio, troviamo il cartello con le indicazioni del Troi de Rut che ci porterà alla casera Parussa. Qui inizia l’anello, che noi faremo in senso antiorario.
Il sentiero, ai lati del quale troviamo le fioriture di bucaneve, si snoda in gran parte nel bosco ed è caratterizzato da un fondo di sassi e foglie. Nei primi tre chilometri, che faremo in circa un'ora, il percorso esprime la maggior parte del dislivello, arrivando a
circa 850 metri nel punto più elevato.
Quando, dopo circa un ora e un quarto dalla partenza, il sentiero esce dal bosco, incontreremo diversi belvedere dai quali ammireremo la pianura pordenonese.
In diversi tratti questo sentiero diventa stretto ed esposto (in uno di questi la salita è agevolata da un cordino) e si affaccia sui
dirupi di rocce bianche per cui bisogna prestare la massima attenzione a dove mettono si piedi.
Il tragitto, a questo punto, non è più ripido ma diventa un continuo sali e scendi e attraversa anche un piccolo tratto di ghiaione, per portarci in poco tempo alla casera Palussa a quota 781.
All'esterno della Casera Palussa ci fermeremo per la pausa e potremmo apprezzare un'altra meravigliosa vista sulla pianura, sui magredi del Cellina e, in assenza di foschia, lo sguardo arriverà fino al mare.
Superata la Casera, imbocchiamo a sinistra il sentero CAI n. 986 per la strada di ritorno. Il sentiero, immerso nel bosco di noccioli, parte inizialmente in leggera discesa per poi procedere con una pendenza più marcata che, dopo circa mezz'ora, lo porta a congiungersi con una camionabile.
Questa carrareccia, dopo una serie di tornanti, in cui l'unica vegetazione presente è costituita dai cuscini di eriche e altre piante xeriche, ci riporterà di nuovo nel bosco e al parcheggio.